REQUIEM di VERDI

REQUIEM di VERDI
per coro, soli ed orchestra.
Requiem VerdiStoria
La morte di Gioachino Rossini spinse Verdi a promuovere una messa funebre in suo onore. Nell’idea di Verdi più compositori avrebbero scritto i diversi brani della messa, ma il progetto naufragò a causa dei risentimenti, rivalità e invidie tra i musicisti. Di quel progetto Verdi scrisse il “Libera me”, ma la sua intenzione era di comporre una Messa intera. Il progetto proseguì, tanto che il 21 aprile 1873 chiese a Ricordi di restituirgli l’autografo del Libera me per cominciare a comporre il suo Requiem. Un mese dopo, il 22 maggio 1873, morì a Milano Alessandro Manzoni e si presentò così l’occasione ideale per celebrare una figura centrale della cultura italiana. Il Requiem fu terminato il 10 aprile 1874 e la prima ebbe luogo con esito trionfale, in occasione del primo anniversario della scomparsa dello scrittore, nella chiesa di San Marco a Milano sotto la direzione dello stesso Verdi. Tre giorni dopo avvenne la prima al Teatro la Scala di Milano con lo stesso cast.
Il manoscritto autografo è conservato presso il Museo Teatrale alla Scala di Milano.
Struttura

  • Introito                                 (soli e coro)
  • Kyrie                                      (soli e coro)
  • Sequentia
      • Dies irae               (coro)
      • Tuba mirum        (coro)
      • Mors stupebit     (basso e coro)
      • Liber Scriptus     (mezzosoprano e coro)
      • Quid sum miser (soprano, mezzosoprano, tenore)
      • Rex tremendae   (soli e coro)
      • Recordare            (soprano, mezzosoprano)
      • Ingemisco            (tenore)
      • Confutatis            (basso e coro)
      • Lacrimosa            (solisti e coro)
  • Offertorium                        (soli)
  • Sanctus                                  (coro)
  • Agnus Dei                            (soprano, mezzosoprano, coro)
  • Lux Aeterna                         (mezzosoprano, tenore, basso)
  • Libera Me (soprano, coro)

Analisi
Il Requiem di Verdi trasuda energia da tutti i pori, sembra che Cristo più che angosciato stia lottando con la morte con tutta la forza che ha in corpo, solo quando giunge allo stremo si rassegna all’evidenza ed accetta consapevolmente la fine.
La Messa fu a lungo criticata in quanto la sua musica fu considerata più da teatro che da chiesa. La spiritualità di quest’opera traspare dal senso angoscioso che pervade l’uomo di fronte al mistero della morte, in una continua alternanza di slanci verso una trascendenza e un desolato piegarsi allo sconforto.
Esso procede attraverso accentuate contrapposizioni di forme, di toni, di coloriti, spesso con scarti di ricercata efficacia.
“Requiem e Kyrie” sono pagine prevalentemente delicate che degradano verso il silenzio:
“Dies iræ” è violento;
“Tuba Mirum” raggiunge con il suo crescendo volumi altissimi, per poi bloccarsi bruscamente;
“Mors stupebit” pezzo lugubre;
“Liber Scriptus” alterna momenti di asserzione ed altri più sereni con un finale ridondante del coro;
“Quid sum miser” qui prevale un dialogo pacato tra i cantanti;
“Rex tremendae” l’inizio del coro è imponente, seguono alternandosi e frapponendosi i solisti, con toni che vanno in crescendo e si concludono pacatamente;
“Recordare” canto mesto e malinconico;
“Ingemisco” quasi un recitativo;
“Confutatis” alla cadenza di pacata energia del basso s’introduce violentemente il coro che termina quietamente;
“Lacrymosa” al pianto del soprano si uniscono gli altri cantanti ed infine il coro;
“Offertorium” finalmente gli animi si sono placcati e la musica diventa più fluida, quasi un atto di contrizione;
“Sanctus” la musica procede al piccolo trotto;
“Agnus Dei” è una lenta e cantilenata preghiera;
“Lux Aeterna” inizia lentamente con il mezzosoprano, segue, un po’ lugubre, il basso in alternanza ed assieme al tenore, quasi un sereno recitativo;
“Libera Me” ad un avvio marciato in crescendo, segue la fase in cui tutto si estingue nel silenzio.

Link
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