Lakmé – Delibes

MusicaMusica:       DELIBES CLÉMENT LÉO
Libretto:      Edmond Gondinet e Philippe Gille, dalla novella Rarahu ou Le Mariage de Loti di Pierre Loti Rarahu (1880) pseudonimo di Julien Viaud
Composto: luglio 1881 – marzo 1883
1^ rappresentazione: 14 aprile 1883
Teatro:        Operà-Comique di Parigi
Atti:             III
Personaggi

Gerardo
Frédérick
Nilakantha
Lakmé
Mallika
Hadji
Ellen
Rosa
Miss Benson
Uno zingaro
Un mercante cinese
Un ladro
ufficiale inglese
ufficiale inglese
prete Bramino
sua figlia
sua serva
servo indù
figlia del Governatore
sua amica
sua governante
/
/
/
Tenore
Baritono
Basso
Soprano
Mezzo soprano
Tenore
Soprano
Soprano
Mezzo soprano
Tenore
Tenore
Baritono
Ufficiali inglesi e signore, Hindoos, Bramini, Mercanti, compratori, musicisti, marinai, Cinesi, dervisci, danzatrici, fedeli indù Mercanti Coro

Introduzione
L’esotismo, in Francia fu una moda largamente diffusa nella seconda metà dell’Ottocento.
Per quanto riguarda la letteratura, si può far risalire questo stile, alla prima traduzione francese delle Mille e una notte curata da Galland, all’inizio del Settecento. Accanto agli scrittori classici come Théophile Gautier e Gustave Flaubert, si affiancò la più ordinaria prosa di Pierre Loti, i cui romanzi a sfondo marinaresco trovarono largo seguito presso i lettori.
Per quanto riguarda la musica, il primo capolavoro musicale esotico fu L’Africana di Meyerbeer, andata in scena nel 1865. D’allora, il teatro conobbe una fioritura di titoli che s’ispiravano ad un mondo di fantasia.
Delibes071lakme01Vita
Delibes nacque a Saint-Germain-du-Val nel 1836, figlio di un postino e di una musicista, nipote di un cantante lirico. Il padre morì quand’era bambino, per cui fu cresciuto dalla madre e dallo zio.
Nel 1871 sposò Léontine Estelle Denain.
Morì nel 1891 a Parigi e fu sepolto nel cimitero di Montmartre.
Carriera
Dal 1847 Delibes studiò pianoforte, organo, armonia, composizione (allievo di Adolphe Adam autore del balletto Giselle), al Conservatorio di Parigi.
Dal 1853 al 1865 fu accompagnatore pianistico al Théatre-Lyrique, contemporaneamente fu organista al Saint-Pierre-de-Chaillot e dal 1862 al 1871 al Saint-Jean e Saint-Francois. Inoltre fu dal 1881 professore di composizione al Conservatorio.
Esordì in teatro con l’operetta Deux sous de carbon nel 1856, seguirono le più famose L’omelette à la Follembuche nel 1859 e Le serpentà arrivò à plumes nel 1864.
Il compositore arrivò alla vera fama nel 1870 con il balletto Coppelia. Oltre al succitato balletto, musicò Sylvia (1876) e La Source (1866).
Delibes scrisse anche varie opere liriche, in ordine cronologico: Le boeuf Apis (1865), La cour du roi Petaud (1869), Le roi l’a dit (1873), Jean de Nivelle (1880), la famosa Lakmé (1883), Kaddya (1893).
Nel suo repertorio c’è anche una Messa, una cantata, musiche di scena, arie.
Musica
La musica di Delibes è caratterizzata da delicatezza, eleganza, grazia e morbidezza nella linea melodica, da un ritmo scintillante, da un’orchestrazione, curata nei minimi particolari, evocatrice a volte di un suggestivo colore esotico.
Il compositore, in parte sull’esempio di Bizet e Massenet, utilizza il colore locale soprattutto per caratterizzare i momenti magici e cerimoniali della vicenda.
Lakmé071lakme02Nel I atto prevale il misticismo.
La barcarola, Duetto dei fiori, tra Lakmé e Mallika è la pagina più famosa dell’opera.
Nel II atto c’è molto colore, coro e balletto.
In questo atto c’è la celebre aria Où va la jeune Hindoue, nota come aria delle campanelle, da sempre considerata un eccellente pezzo per soprano di coloratura; la protagonista si esprime attraverso un canto assai sfumato e tenero, che ben traduce musicalmente l’immagine di una una sacerdotessa indiana immersa in un giardino tropicale.
Nel III atto la musica riserva le pagine più seduttive affidate a Lakmé e all’ ufficiale inglese.
TRAMA
Atto I
Durante il dominio inglese in India, molti induisti vennero obbligati a professare la loro religione in segreto e clandestinità; per cui il bramino Nilakantha, nemico giurato degli inglesi, compie i riti in un tempio nascosto ai margini della giungla.
All’alba, Hadji e Mallika vanno ad aprire la porta agli indù per la preghiera e la benedizione del sacerdote, dopodiché i fedeli escono con raccoglimento.
Nilakantha lascia la figlia Lakmé nella pagoda santa, sotto la sorveglianza dei servitori e va in città per i preparativi della festa del giorno dopo, sarà di ritorno prima della fine del giorno.
Lakmé e la sua serva scendono al fiume a raccogliere fiori e per un bagno; prima di entrare in acqua, la figlia del bramino si toglie i gioielli e li appoggia sulla riva del fiume.
Nel frattempo giunge un gruppetto d’inglesi, composto da Ellen, Rosa, Miss Benson, Gerardo e Frédérick.
Essi vorrebbero entrare nel giardino sacro, ma Miss Benson cerca di dissuaderli; nonostante ciò, i giovani fanno una breccia di passaggio nel recinto per entrare nella proprietà. Frédérick riconosce il tempio del bramino Nilakantha e dichiara che sua figlia Lakmé è considerata una divinità.
Rosa ed Ellen vedono i gioielli e vorrebbero avvicinarsi, ma Miss Benson costringe il gruppetto ad allontanarsi, rimane solo Gerardo che, per accontentare l’amata Ellen, ne disegnerà uno schizzo.
L’ufficiale vede avvicinarsi Lakmé e si nasconde, ella lo scorge e grida di spavento, Mallika accorre, ma viene rimanda indietro dalla figlia del bramino.
Lakmé, seppur impaurita, è incuriosita da quell’uomo in divisa, i due giovani conversano e si innamorano.
All’arrivo del padre Gerardo si allontana.
Hadji mostra al Brahmane il recinto spezzato e Nilakantha giura vendetta.
Atto II
E’ quasi mezzogiorno ed in piazza sta svolgendo il mercato, i commercianti cinesi hanno chiuso gli affari e si apprestano ad andarsene. Ultimato il mercato inizia la festa, tra danze e folla che va ora di qua, ora di là. Tra la gente c’è il gruppetto di inglesi, nella confusione Miss Ellen ed il suo fidanzato si perdono.
Le Bayadères (danzatrici indiane) avanzano seguite della folla.
Nilakantha, travestito da penitente indù, arriva in piazza, fa la questua e la sua ragazza canta le devote leggende che gli indiani amano tanto; Nilakantha incita la figlia a continuare a cantare l’aria delle campanelle, in attesa dell’arrivo dello straniero. Alcuni ufficiali, tra cui Gerardo e Frédérick, ascoltano un po’ discosti. Gerardo si avvicina, Lakmé sviene dall’emozione e l’ufficiale si slancia per sostenerla: Gerardo si è tradito.
La folla, Frédérick e Gerardo si allontanano.
Il bramino ed i cospiratori si radunano. Il sacerdote spiega come, quando il corteo seguirà la Dea, egli designerà Gerardo con lo sguardo, in quel frangente l’ufficiale sarà separato dai suoi amici e colpito a morte da lui stesso.
Tutti si separano e restano Lakmé con Hadji.
Gerardo torna ad avvicinarsi e Lakmé lo invita inutilmente a nascondersi nella foresta in una piccola capanna di bambù.
Portano la dea Dourga, la dea dalle dieci braccia, i Bramini cantando si dirigono verso la Pagoda assieme ai Bayadères e vi entrano. Al termine della funzione, la processione esce e Nilakantha indica Gerardo ai cospiratori, compiuta l’azione, credendo di averlo ucciso, tutti si dileguano, accorre Lalmé e constata che Gerardo è solamente ferito.
Atto III
Hadji ha trasportato Gerardo nella capanna segreta della foresta.
Gerardo, che è curato amorevolmente da Lamé, si sveglia. L’innamorata gli spiega cosa è successo e lo avverte che andrà alla sorgente santa, per cogliere l’acqua sacra che benedirà la loro unione per sempre.
Mentre ella si reca alla fonte, sopraggiunge Frédérick che camminando sopra le alte felci sgualcite dal passaggio dell’amico, ha raggiunto il luogo segreto. Frédérick invita l’amico a fuggire, perché nel giro di un’ora il reggimento partirà, Gerardo tentenna ma alla fine conferma che andrà con i militari.
Al suo ritorno Lakmé si accorge che l’atteggiamento di Gerardo è cambiato, al canto dei soldati egli si distrae ed ella capisce che l’innamorato vuole abbandonarla.
La giovane va a cogliere un fiore di Datura velenoso e di nascosto da Gerardo lo mastica.
Entrambi bevono dalla coppa e giurano amore eterno, nel frattempo il veleno comincia a fare effetto.
Giunge Nilakantha che riconosce il soldato, il quale lo invita ad ucciderlo, ma la figlia dichiara che hanno bevuto tutti e due l’acqua che consacra eterno amore ed egli è protetto per sempre.
Lakmé muore.

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