IRAN: ricordi di viaggio

Abbigliamento
Si sa, dopo la rivoluzione khomeinista, le donne sono state costrette ad indossare il velo, inoltre esse si vestono prevalentemente di colori scuri; però gironzolando nei loro mercati, i negozi sono strapieni di stoffe e vestiti di colori sgargianti.Tento di risolvere questa contraddizione con due esempi.
Ai tempi antelucani dell’università, condividevo l’appartamento con alcune iraniane arrivate in Italia dopo la rivoluzione. Una di queste aveva la mamma divorziata che manteneva i figli facendo l’estetista. La cosa mi sorprese, ma in effetti le donne (ricche) consideravano l’estetista un circolo dove, oltre a farsi belle,  potevano sfoggiare il loro abbigliamento e “far salotto”.
Durante un viaggio in Iran ho partecipato alla festa di un matrimonio.
Donne e uomini celebrano rigorosamente separati, ad eccezione dello sposo che stanzia nel reparto donne (mica fesso).
Questo consente alle invitate di potersi vestire e comportarsi liberamente, morale: abbigliamento e trucco vistoso, balli scalmanati accompagnati da grida. Nulla di diverso da quanto accade sui nostri lidi.
Trasporto
Nel 2013 il paese era ancora povero, per cui abbondavano le biciclette e le moto “famigliari”.Nelle città il traffico è particolarmente caotico: vedi link Attraversare la strada
Infine, rare, ma ci sono donne che guidano.
Socialità
Sarà perché di stranieri ne vedono pochi, ma di fatto tutti sono molto socievoli e curiosi, i giovani in particolare hanno tanta voglia di parlare; inoltre la loro socialità non tracima mai in pedanteria.L’estate è molto calda, per cui a Ysfahan molte famiglie cenano nei parchi, distendono una stuoia per terra e fanno picnic. Una sera il nostro gruppetto li ha emulati; al termine del pasto ci erano rimaste delle fette di anguria che abbiamo regalato ai nostri vicini; essi hanno contraccambiato con degli eccellenti involtini di riso e verdura.Donne
Tutti si prestano ad essere fotografati, ho scelto alcune foto di genere.
Uno dei caratteri somatici delle iraniane è il loro grande naso, tant’è che abbiamo visto diverse donne con il naso incerottato, probabilmente a causa dell’aggiustaggio chirurgico del suddetto organo sensoriale.

Noi Voi Loro Donna

8 MARZO festa della donna

DonneVersione Mp4 da scaricare: DONNE

Syria Poletti – Gente con me

LibriTRAMA
“Gente con me” è un libro sull’emigrazione degli italiani in Argentina, scritto in spagnolo da una scrittrice friulana.
Nora bimba nata e cresciuta in Cadore, è affetta da una grave forma di scoliosi. I genitori emigrano in Argentina con alcuni figli, ma lasciano in paese le sorelle Nora e Bertina, affidate alla nonna.
Giovanissima Bertina, va a lavorare a Milano come domestica, mentre Nora impara dalla vecchia “lo strano mestiere” di redigere le lettere da spedire agli immigrati e di leggere le risposte ai familiari.
Accumulati i soldi per il viaggio in Argentina, le sorelle si accingono a partire, ma a Trieste Nora viene respinta per motivi di salute.
Rientrata in paese, dopo una serie di vicissitudini, viene aggirato l’ostacolo del controllo sanitario e finalmente Nora raggiunge l’Argentina. Il ricongiungimento con i familiari si rivela fallimentare, per cui Nora si trasferisce a Buenos Aires dove inizia a svolgere il lavoro di traduttrice, entrando in contatto con il mondo dei migranti, cercando di ambientarsi e di costruirsi una nuova identità. Conosce, innamorandosene, Renato, un giovane veneto, arrivista e senza scrupoli.
Il triste epilogo vede Nora finire in carcere. Da lì sfogliando i suoi diari, cerca le motivazione che l’hanno consegnata alla giustizia. Nei suoi quaderni vengono ripercorse le vicende che hanno segnato le sua esistenza: storie di ricongiungimenti familiari realizzati con l’aiuto di documenti  tradotti con peccati d’omissione, matrimoni per procure e loro conseguenze, episodi che comunque non giustificano la pena carceraria. La verità non serve cercarla tanto lontano, in quanto Nora è stata tradita e raggirata da Renato.
Il finale vede la protagonista che esce dalla sua abulia e ricomincia con “lo strano mestiere”.
RECENSIONE
Farina del mio sacco
Libro duro, nostalgico, aspro e pieno di poesia allo stesso tempo, ogni frase è scolpita nella pietra: inscalfibile.
Nella prima parte del romanzo l’autrice dipinge a tinte forti la condizione della comunità montana friulana agli inizi del novecento. Mentre i giovani emigravano, in paese restavano le donne ed i bambini. Le donne erano necessariamente autonome, solitarie, forti, dure e silenziose. Il silenzio di fronte ai disagi ed alle difficoltà era sinonimo di dignità, orgoglio, forza interiore, ma significava anche smarrimento e sconforto. A parlare piuttosto che le parole erano le azioni.
Nella seconda parte del romanzo la scrittrice crea un grande e drammatico affresco dell’emigrazione italiana in Argentina.
Lo sforzo degli emigranti è quello di superare il sentimenti di abbandono, di disorientamento e di perdita e di cercare di ambientarsi e di costruirsi una nuova identità, le parole di Nora raccontano con lucidità e amarezza le difficoltà di questo percorso di integrazione.
L’impegno di Nora è quello di non farsi “mangiare” dall’America, perdendo le convinzioni etiche e stravolgendo i legami affettivi. Donna cervellotica ed apparentemente fredda, spesso ingenuamente si lascia coinvolgere dalle persone e dagli eventi e questo intromettersi talvolta le si rivolge contro.
Numerosi sono le persone che gravitano attorno a Nora: la sorella Bertina, la cui esistenza è stata sacrificata completamente al lavoro che è anche la sua ancora di salvezza, il succitato Renato, tutta una tipologia di emigranti del Sud d’Italia, rumorosi ed ignoranti, completante estranei al nuovo modo di vivere, delusi e perdenti.
SCRITTRICE
Nata il 10 febbraio 1917 da Giuseppe e Giacoma Pasquali, originari di Sacile in Friuli, genitori che emigrarono in Argentina quando lei aveva solo 9 anni, venne cresciuta dalla nonna, Elisabetta Ballarin che per lei fu come una madre. Frequentò le scuole elementari locali fino a quando, a 12 anni, scoprì di essere affetta da scoliosi deformante, quindi fu sottratta alla nonna da alcuni zii e successivamente mandata all’istituto religioso “Toso” di Casier alle porte di Treviso. A 21 anni conseguito il diploma magistrale a Venezia, in seguito alla morte della nonna, essa decide d’imbarcarsi per Buenos Aires, dove arriva nel 1938.
Dopo il fallito tentativo di ricongiungimento con i genitori, residenti a Gualeguay, cominciò a insegnare l’italiano a Rosario e a studiare il castigliano, lingua dei suoi futuri romanzi.
Nel 1945 diventò professoressa e traduttrice di italiano presso l’Università Nazionale di Córdoba.
Verso la fine degli anni quaranta si trasferì a Buenos Aires dove iniziò a lavorare come redattrice e traduttrice in alcune riviste culturali. In quel periodo iniziò a pubblicare anche le sue prime poesie.
In seguito scrisse racconti sul quotidiano La Nación, pubblicò Veinte poemas infantiles, collaborò con la rivista Vea y Lea, dove scrisse romanzi polizieschi.
Dal 1956 al 1978 lavorò come direttrice di alcuni programmi radio nazionali e della municipalità.
La pubblicazione del suo primo romanzo nel 1961 Gente conmigo, fu un grandissimo successo.
Dal 1961 in poi pubblicò moltissimi romanzi, racconti e poesie famosi in diversi paesi, ma non riuscì mai a far tradurre le sue opere nel suo paese d’origine, l’Italia.
Fu inoltre professoressa di letteratura all’università di Los Angeles, curò il ciclo di conferenze della Asociación Latinoamericana del Libro Infantil en Uruguay e fu vicepresidente della Sociedad Argentina de Escritores.
Negli ultimi anni della sua vita tentò invano di far tradurre e pubblicare in Italia le sue opere, passando dall’entusiasmo alla più cupa disperazione e subendo ancora una volta una serie di amare delusioni.
Morì a Buenos Aires nell’aprile 1991 all’età di 74 anni. La sua opera più famosa “Gente conmigo” venne lanciata in Italia solamente nel 1998 e tradotta come “Gente con me”.

SUOR ANGELICA – Giacomo Puccini

MusicaSUOR ANGELICA – Giacomo Puccini Libretto di Giovacchino Forzano Opera in un atto Personaggi:

  • SUOR ANGELICA (Soprano)
  • LA ZIA PRINCIPESSA (Contralto)
  • LA BADESSA (mezzosoprano)
  • LA SUORA ZELATRICE (mezzosoprano)
  • LA MAESTRA DELLE NOVIZIE (mezzosoprano)
  • SUOR GENOVIEFFA (soprano)
  • SUOR OSMINA (soprano)
  • SUOR DOLCINA (soprano)
  • LA SUORA INFERMIERA (mezzosoprano)
  • LE CERCATRICI (soprani, coro)
  • LE NOVIZIE (soprani, coro)
  • LE CONVERSE (soprano e mezzosoprano, coro)
  • Coro interno di donne, ragazzi e uomini Prima rappresentazione italiana del trittico al Teatro Costanzi (odierno Teatro dell’opera di Roma) l’11gennaio 1919.

Introduzione A seguito dell’articolo sulla Monaca di Diderot, continuo il filone con Suor Angelica di Puccini. La breve opera che fa parte del Trittico, è unica nella storia del melodramma in quanto le voci maschili sono totalmente assenti. La vicenda si svolge tutta in un monastero femminile del XVII secolo. Il convento è rappresentato come isola felice, dove le sorelle svolgono una vita serena e tranquilla e vivono gli avvenimenti con innocente curiosità. Solamente Angelica è dissonante rispetto alle altre suore, ella nasconde un profondo tormento in quanto si sente abbandonata dalla sua famiglia. La situazione precipita quando ella viene a conoscenza della morte del figlio, la sua scomparsa la getta nello sconforto ed ella cede al richiamo della morte. L’opera non è certo un capolavoro, anche per la scarsa struttura teatrale, ma è pregna di commovente, delicata musica e di alcune struggenti e raffinate melodie. Il trittico Inizialmente Puccini pensò di comporre un’opera in forma di trittico basato sulle tre Cantiche della Divina Commedia, composto da tre lavori di argomento diverso: lirico, patetico e comico. Nel 1904 Puccini propone a Illica di scrivere il libretto di tre racconti di Gor’kij, ma l’editore Ricordi non sembra entusiasta di questo progetto. Seguono nel tempo altri soggetti, ma solamente nel 1916 Puccini prende contatto con Forzano, che gli propone il soggetto di Suor Angelica e nel 1917 quello di Gianni Schicchi. Il Tabarro segue un percorso diverso. Nel 1912 Puccini aveva visto a teatro un dramma a tinte fosche di Didier Gold, il compositore lo propone ad Illica, il quale non si mostra interessato. Alla fine si raggiunge l’accordo con Adami che tra il 1914-15 scrive il libretto che rispecchia il dramma di Gold. Riassunto Monastero fine ‘600. Una sera primaverile nel chiostro d’un convento. Due converse entrano in ritardo in chiesa, anche suor Angelica è in ritardo e prima d’accedere nel luogo sacro fa l’atto di penitenza delle ritardatarie. All’uscita dalla chiesa la Suora Zelatrice punisce le due converse ed altre sorelle che hanno peccato. E’ il momento della ricreazione e Suor Genovieffa indica il raggio di sole che illumina l’acqua della fontana e la rende dorata, il fenomeno si verifica 3 volta l’anno. Le suore decidono di portare un secchio d’acqua sulla tomba di Suor Bianca Rosa che sicuramente l’avrebbe desiderato. Sorella Zelatrice dice che alle suore non è permesso avere desideri. Suor Genovieffa, che nel mondo era pastora, confessa che desidera vedere un agnello e Suor Dolcina ammette di desiderare qualcosa: un buon boccone, commentano le altre con semplicità. Nessun altra Sorella dichiara di avere desideri, anche Angelica asserisce di non averne, ma tutti sanno che ella appartiene ad una famiglia facoltosa, la quale da quando è entrata in convento, sette anni prima, non ha più dato notizie di sé; si pensa che ella sia in convento per punizione. Accorre Suor Infermiera e chiede un rimedio per Suor Chiara che è stata punta da una vespa; Suor Angelica si affretta a cogliere certe erbe che poi consegna alla sorella con le istruzioni per l’uso. Arrivano 2 Suore cercatrici con un asino carico di roba raccolta in elemosina, mentre lo scaricano, una sorella chiede se c’è qualcuno in portineria, perché una ricca carrozza è ferma davanti al convento. Suor Angelica è assalita da improvvisa inquietudine e nel frattempo giunge la Badessa che la chiama in parlatorio per un colloquio con sua zia Principessa. All’incontro la zia mantiene un comportamento freddo ed altero, mentre suor Angelica è molto emozionata. La zia ricorda che alla morte dei genitori di Angelica, le furono affidati i nipoti e la gestione dell’intero patrimonio, senza preamboli rivela che la sorella si sposerà e le consegna una pergamena da firmare, che riguarda la divisione dei beni. Angelica chiede con chi si sposerà e la zia risponde “chi per amore condonò la colpa”. Angelica ha un moto di ribellione di fronte all’implacabile zia, ma pur riaffermando la sua volontà di espiazione , dichiara di non riuscire a scordare il proprio figlio e chiede notizie di lui. La Principessa resta a lungo in silenzio ed alla fine annuncia che il bimbo è morto da due anni, al che la sorella s’accascia a terra con un grido. La zia ho un motto di pietà e si mette a pregare. Alla fine Angelica, stravolta, firma il documento. Nel chiostro Angelica, in stato d’esaltazione, incontra le suore che ritornano dal cimitero e si avviano alle loro celle. Di notte Suor Angelica esce dalla sua cella, per raccogliere delle erbe e comporre una pozione velenosa. Prima di bere l’infuso dice addio alle sorelle ed alla chiesa ed abbraccia la croce. Bevuto il veleno si rende conto di avere compiuto peccato mortale e disperata, chiede la grazia alla Madonna ed il miracolo si compie. La chiesa s’illumina, si sentono le voci degli angeli, appare la Regina del Conforto che sospinge incontro ad Angelica un bimbo biondo. La monaca muore. Brani celebri:

  • La Zia Principessa e Suor Angelica
  • Il principe Gualtiero vostro padre
  • Suor Angelica, Senza mamma, bimbo
  • Suor Angelica, Amici fiori.

DENIS DIDEROT – LA MONACA

LibriRIASSUNTO
Il libro inizia con l’attesa della risposta del marchese di Croismare al manoscritto che Suzanne Simonin gli aveva inviato.
Suzanne ripercorre tutta la sua vita, partendo da quando padre Serafino cerca di convincerla a farsi suora. I genitori si erano spogliati dei loro beni per le doti delle altre figlie, quindi la fanciulla era destinata al convento.
Alla fine il frate riesce nel suo intento e Suzanne entra come novizia in convento, dove cercano in tutti i modi di sedurla, per convincerla a prendere i voti, ma questo atteggiamento cambiò radicalmente quando la giovane perseverò nel suo diniego:*1 fu rinchiusa ed abbandonata nella sua cella*2 .
Sfibrata dall’isolamento la giovane decide di far finta di cedere, ma al momento della cerimonia dei voti  nega la vocazione.
Grande scandalo e nuova carcerazione, questa volta a casa sua. In questa situazione viene a sapere che è figlia illegittima di sua madre, la quale vuole liberarsi di lei per timore che un giorno rimetta in discussione la dote e perché la sua presenza le ricorda il suo tradimento.*3 La figlia chiede di rimanere a casa, ma la madre le risponde che con la sola sua presenza, ella avrà per tutta la vita rimorso e dolore.*4
Alla fine Suzanne cede e prende i voti. All’inizio si confronta con la madre superiora Suor Moni: buona ed indulgente, ma alla sua morte subentra suor Santa Cristina, di tutt’altra pasta.
Nel frattempo muore anche la madre che le invia dei denari.*5
La giovane inoltre aumenta l’astio della superiora dimostrando ampiamente tutto il dolore per la perdita della precedente superiora*6 e non ultimo, ella si oppose con forza a certe discipline e regole che aborrisce*7.
Conclusione, per demolire la sua dignità viene isolata e perseguitata; la sua resistenza pian piano si affievolisce fino ad indurla a pensare al suicidio. A salvarla c’è il pensiero che la sua morte potrebbe dare soddisfazione alle altre consorelle.
A questo punto la sorregge l’idea di fare annullare i voti; quindi comincia a scrivere un diario in cui confessava tutto quello che le succede e fortunatamente riesce a consegnarlo ad una monaca amica, prima di essere sottoposta ad una ferrea ispezione. In ogni caso le persecuzioni continuano.
Il suo memoriale finisce nelle mani del signor Manouri che inizia il lungo iter che avrebbe dovuto condurla allo scioglimento dei voti. Quando all’interno del Convento si viene a sapere della sua azione, c’è una recrudescenza delle persecuzioni.
Suzanne allora si ricordò delle parole di suor Moni: le monache che appaiono così docili, possono diventare delle bestie feroci; questo è tanto più facile se le fanciulle non hanno avuto esperienze di vita reale.
Questo atteggiamento reprobo nei confronti di Suzanne oltrepassa le mura del convento, tant’è che il Vicario va in convento a verificare cosa succede. Suzanne viene interrogata ed in qualche modo riesce a superare la prova.
Purtroppo la causa dello scioglimento dei voti è persa, con grande soddisfazione di tutte la suore.
Passa il tempo e muore penosamente e nella totale indifferenza suor Orsola, la sua unica amica.
Manouri, che si sente in colpa per il motivo della causa respinta, riesce a farle cambiare convento.
La sua ultima madre superiora si dimostra persona instabile e deviata, s’innamora della giovane, con conseguenze rovinose per Suzanne e per tutto il convento. A peggiorare la situazione c’è anche la grande ingenuità della fanciulla.
All’inizio tutti sono felici e contenti, poi la situazione degenera. Il suo confessore le impone di non frequentare la Madre superiora, la quale sentendosi rifiutata, va fuori di testa e si ammala fino a morire.
Il periodo della malattia della Superiore è lungo, penoso e travagliato, tant’è che la comunità, dà la colpa a Suzanne della situazione creatasi.
Ormai siamo all’epilogo, Suzanne fa combutta con il suo nuovo confessore, a sua volta un padre pieno di frustrazione e decide di scappare.
L’operazione riesce, ma all’esterno la giovane suora trova un mondo altrettanto cinico e feroce che la induce a chiedere aiuto al Marchese e qui termina il libro.
NOTE
*1 Dimostrazione della falsità dell’ambiente ecclesiastico di allora.
*2 Come in seguito scrisse Diderot: l’uomo è fatto per vivere in società.
Mettete un uomo nella foresta, diventerà feroce, in un chiostro è ancora peggio. Forse si resiste meglio alla miseria che alla solitudine
*3Le colpe dei padri ricadono sui figli. Quante madri espiano una colpa segreta con un’altra colpa.
*4 La giovane viene ricattata
*5 La madre si pente in fin di vita, meglio tardi che mai
*6 Istigazione alla gelosia
*7 Precursore del femminismo
RECENSIONE
Suor Susanna precorre il femminismo; infatti nonostante che nei conventi in cui si troverà a vivere,  le monache cerchino di blandirla e poi di farla passare per pazza infliggendole crudeli punizioni psicologiche e corporali, la giovane si ribella ed è sempre pronta a subire sino in fondo le conseguenze di ciò che fa. Il libro è un atto d’accusa contro le convenzioni sociali dell’epoca, che costringono le persone a destini non voluti per mantenere lo status delle famiglie; è un atto d’accusa contro l’ipocrisia del clero, che ammanta di significati religiosi e morali interessi terreni molto concreti; è un atto d’accusa contro l’astinenza sessuale prescritta dalle regole monastiche, che porta inevitabilmente a forma patologiche di sessualità e a gravi disturbi della personalità.
La conclusione alla quale ci porta questo romanzo è che gli individui non sono liberi.