GHIACCIAIA: produzione ghiaccio

La ghiacciaia era l’ambiente in cui si immagazzinava il ghiaccio, prima dell’avvento dei frigoriferi.Produzione ghiaccio
Esistevano diversi metodi per ottenere il ghiaccio:

  • si prelevava il ghiaccio da laghi ghiacciati naturali
  • si deviava un corso d’acqua, grazie a sbarramenti, fino ad un laghetto, dove un meccanismo di chiuse tratteneva il liquido, che d’inverno ghiacciava
  • si raccoglieva, e immagazzinava la neve caduta in inverno, in buche naturali o in fosse scavate sulle montagne.

GHIACCIAIE
Di solito le ghiacciaie erano posizionate vicino alle sorgenti di produzione del ghiaccio, in terreni asciutti e riparati dai raggi solari. L’accesso era rivolto a Nord, in modo che i raggi solari non colpissero la porta e l’eventuale cunicolo interno.
Storia
Le prime ghiacciaie nacquero nelle zone montane, potevano essere delle buche naturali o dei fossi artificiali.
Si utilizzavano anche le caverne, dove si ammassava la neve e poi si chiudeva l’apertura con vegetazione.
Poi sorsero le nevere, che erano buche scavate nel terreno a forma circolare e a sezione tronco-conica.Il perimetro circolare era la migliore soluzione per contrastare la spinta del terreno esterno sulle pareti. Tale forza si generava nel periodo autunnale, quando la ghiacciaia era vuota ed il terreno era reso pesante dalle piogge.
La sezione conica consentiva di mantenere il contatto del ghiaccio con la parete, durante i mesi estivi, quando il livello del ghiaccio si abbassava e di conseguenza la liquefazione della massa ghiacciata rallentava.
In seguito si costruirono strutture in parte scavate nella roccia ed in parte in muratura, oppure interamente esterne in muratura.
Questi ambienti avevano varie forme: a grotta, a cupola, a volta, conica, a casetta, circolare.
Modelli di ghiacciaia sono in figura sotto.Alla fine del 19° sec. si costruivano anche grandi strutture, dove l’inerzia termica creata dalla notevole quantità di ghiaccio conservato, permise di abbandonare la forma conica.COSTRUZIONE
Muratura
La muratura ed il pavimento generalmente erano di mattoni, pendenti verso il centro, dove si trovava il pozzo di scarico dell’acqua, con il fondo a perdere. Il sistema di drenaggio era reso necessario, per evitare che le acque di scioglimento stagnassero.L’isolamento era garantito da uno spesso strato di foglie secche o paglia od altro materiale coibente. Questi materiali venivano anche interposti fra strato e strato del ghiaccio; questo evitava che la massa divenisse un unico blocco di ghiaccio e di mantenere integra la pezzatura delle forme di ghiaccio.
Copertura
Per evitare che i raggi solari colpissero direttamente la struttura, si adottarono cupole in muratura, strutture lignee con tetti in paglia e nelle zone montane coperture con grandi lastre di pietra.
Per potenziare la coibentazione si copriva la ghiacciaia con uno strato di terreno naturale.Apertura carico neve
La neve veniva caricata dall’alto attraverso una botola, mentre degli aiutanti, dentro la ghiacciaia, la sistemavano e compattavano. Accesso
L’accesso era sempre munito di doppio sistema di chiusura. Le porte dovevano essere poste a sufficiente distanza in maniera di consentire, durante il deposito od il prelievo del ghiaccio, di chiudere una porta prima dell’apertura della seconda.
freddo, che non potremo più recuperare.
Sfiati
Gli sfiati servivano a smaltire l’aria umida all’interno della ghiacciaia, favorivano un modesto ricambio d’aria ed erano posizionati sulla parte superiore della volta di copertura.

Immagine riassuntiva

Lavorazione
Per meglio amalgamare la massa innevata veniva aggiunta anche acqua; inoltre con il trascorrere del tempo, la neve si scioglieva e si compattava, divenendo un unico blocco di ghiaccio.
La ghiacciaia veniva riempita fino al livello massimo, che  poi mano a mano scendeva sino all’altezza del cunicolo di accesso.
Trasporto
Il ghiaccio, comunque fosse ricavato, veniva frantumato con picconi, tagliato in blocchi e disposto a strati tra paglia, segatura e foglie (utilizzati come isolante) ed avvolto in sacchi di tela.
Il trasporto dei tali blocchi veniva effettuato durante le ore più fredde della notte, a dorso di muli o su carretti, per essere depositato nelle apposite cisterne, situate in città.
Utilizzo
Il ghiaccio serviva principalmente per uso sanitario ed alimentare.

POZZO VENEZIANO

A Venezia l’approvvigionamento dell’acqua avveniva tramite raccolta e filtraggio dell’acqua piovana convogliata dalle grondaie dei tetti e dei campi verso il pozzo.
Nella fattispecie il pozzo veneziano è la punta centrale di una cisterna che si riempie d’acqua, attraverso i due o quattro tombini che circondano il pozzo. La cisterna è piena di sabbia e la canna del pozzo pesca nel punto più basso, per cui l’acqua attinta risulta filtrata per il passaggio tra la sabbia.COSTRUZIONE
Si deve disporre di un’ampia superficie di raccolta rettangolare o quadrata, per cui i pozzi veneziani si trovano quasi sempre nei campi (piazze) o nelle corti.Esecuzione

  • scavo di un profonda fossa fino a raggiungere una profondità da 5 a 10 metri
  • rivestimento delle pareti di questo enorme scavo con uno spesso strato di caranto (la crea): conglomerato sabbioso-limoso marino, molto compatto, oppure con mattoni ed argilla
  • edificazione della canna del pozzo che è posta al centro dell’area di raccolta.
    Essa viene realizzata con mattoni (pozzali: pezzi speciali realizzati con argilla naturale).La base della canna è forata per il passaggio dell’acqua e sotto di essa viene posta una piastra di marmo che serve d’appoggio alla canna stessa.
    La parte sporgente rialzata e accessibile tramite uno o due gradini, termina con il puteale (vera da pozzo).
    La vera è una costruzione che funge sia da parapetto che da sostegno per la carrucola con cui si attinge l’acqua tramite i secchi. Un coperchio di ferro o di legno, copre il tutto.
    All’inizio le vere erano costruite in muratura o con degli antichi rocchi di colonna scanalati e/o intarsiati, in seguito vennero eseguite delle vere e proprie opere d’arte in pietra d’Istria e/o di bronzo, di forma cubica, circolare, poligonale, di capitello.
    Variatissima e fantasiosa è la decorazione a rilievo: piante, festoni di frutta e di fiori, fogliami arricciati, putti, animali, motivi allegorici, iscrizioni; il pozzo privato reca sovente l’arma della famiglia patrizia che lo ha commissionato; i pozzi pubblici recano lo stemma del magistrato edile, o l’effigie della Giustizia, ecc.
  • costruzione di due o quattro tombini (pilelle) in pietra istriana, disposti in modo simmetrico ad una certa distanza dalla canna del pozzo.
    Per convogliare quanta più acqua piovana possibile direttamente verso le sabbie di filtraggio, sotto i tombini viene realizzata una struttura in mattoni a forma di campana, aperta sul fondo.
  • riempimento della fossa con strati di sabbia di fiume di diversa finezza, che svolgono la funzione di filtro, sopra al quale viene messo uno strato di caranto per impermeabilizzare la sabbia
  • copertura dell’area del pozzo con uno strato di muratura su cui appoggiare i masegni (pietre in trachite, una pietra di origine vulcanica che viene estratta in alcune cave dei Colli Euganei) della pavimentazione od i mattoni posti a spina di pesce con pendenza verso le quattro pilelle.
    Talvolta per ricavare meglio l’impluvio o limitare la profondità dello scavo, o evitare l’ingresso di acqua salata a seguito delle alte maree, il piano del campo viene rialzato.

Problematiche

  • l’entità delle masse di materiale spostato è notevole e per di più sotto il livello dell’acqua, per cui è necessario posizionare, durante la costruzione, casseri e palancolate di protezione
  • l’esecuzione deve essere accurata per non turbare gli equilibri statici delle costruzioni circostanti
  • economicamente l’opera è costosa

Data la necessità che i pozzi fossero sempre in ordine, soprattutto dal punto di vista sanitario, la Repubblica aveva assicurato un’assidua sorveglianza e controlli; ai capi contrada era affidata la custodia delle chiavi delle cisterne, che si aprivano due volte il giorno (mattino e sera), al suono della campana dei pozzi.
L’acquedotto arrivò solo nel XIX secolo.

TEMPIO GRECO

069tempio00Il tempio può essere considerato la più impegnativa realizzazione dell’architettura greca, esso era la dimora terrena degli dei.
Il concetto base del tempio greco è la continua relazione che esiste fra l’elemento divino e quello umano.
VOCABOLARIO069tempio01A
Acroteri: statua in terracotta o in marmo, posta a uno dei vertici dei frontoni dei templi o sul colmo del tetto, alla quale era attribuita la funzione simbolica di proteggere l’edificio dal male.069tempio03– Antefisse: elemento della copertura dei tetti posto sulla testata delle travi del tetto o al termine delle tegole dei templi; in pietra o terracotta, può avere la forma di palmetta, di testa umana, di Gorgone.069tempio02Architrave: elemento orizzontale che collega fra loro le varie colonne del tempio e serve da appoggio per le travi del tetto, le quali sono ricoperte da tegole in marmo o in terracotta.
C
– Capriata: elemento architettonico, tradizionalmente realizzato in legno, formato da una travatura reticolare triangolare verticale, usata come elemento base di una copertura del tetto.
Cella: la vera e propria casa del Dio (oikos) che ospita la statua della divinità e dove il sacerdote era l’unico a poter essere ammesso. Ambiente a pianta rettangolare, il cui accesso è di solito in asse con l’ingresso, può essere suddivisa a 2 o tre navate. Si presenta come uno spazio buio, rischiarato parzialmente solo da lampade o bracieri.
Colmo: trave che collega il vertici superiori della capriata.
Colonna: è costituita dal capitello, il fusto ed eventualmente la base. Verranno trattate in un successivo articolo.
Cornice: aggetta sul fregio sottostante al fine di proteggerne i bassorilievi dalla pioggia.
Crepidoma. basamento a gradini su cui sorge il tempio.
D
Deambulatorio: galleria porticata che circonda la cella.
F
Fregio: elemento decorativo di una struttura architettonica, allungato e orizzontale, scolpito o dipinto, di solito recante motivi stilizzati o geometrici.
Frontone: facciata presente sui lati corti.
G
Geison: parte sporgente superiore di una trabeazione.
Guttae: decorazione a gocce poste sotto le regulae.
I
Intercolunnio o intercolumnio o intercolonnio: spazio compreso fra due colonne di un colonnato, misurato nella parte inferiore della colonna, di solito è assunto come unità di misura.
L
Lesene: elemento verticale di un ordine architettonico addossato a parete, consiste in un fusto, appena sporgente dalla parete stessa, con i relativi capitello e base, la sua funzione è puramente decorativa e non portante.069tempio04M
Mètope: lastre, originariamente liscie, scolpite, dipinte, decorate a bassorilievo con scene tratte dalla mitologia.
Mutuli: decorazione continua a gocce, leggermente inclinata per far sgocciolare meglio l’acqua.
N
Naos: struttura centrale del tempio, formata da cella e pronao, più eventuale opistodomo.
P
Peribolos: spazio cintato da muro attorno agli antichi templi greci, spesso adorno di statue, altari e monumenti votivi.069tempio05Peristasi o Ptèron o Peristilio: colonnato quadrangolare che circonda tutti e quattro i lati della cella.
Piedritto: elemento architettonico verticale portante.
Plinto: elemento che ha funzione di basamento. Nei tempio greco è un basso parallelepipedo di pianta quadrata che sostiene la base della colonna.
Prònao: parte anteriore del tempio, consiste in un portico colonnato, precede la cella; ha la funzione di filtro simbolico tra l’esterno (realtà umana) e l’interno (realtà divina).
Propilei o Propylon:  costruzione edificata davanti (pro) ad un’entrata (pylh).
Prostrilo o Prostòon: portico di colonne sulla facciata, senza restanti colonne esterne sui lati.
R
Regulae: elemento rettangolare applicato sulla tenia, posto in corrispondenza dei triglifi e decorato con guttae.
S
Sima o geison: cornice terminale dei templi greci, aveva per lo più un profilo concavo, aggettante, con decorazioni dipinte o a rilievo, di motivi geometrici.
Stilobate: superficie superiore di una piattaforma, sopraelevata rispetto al terreno circostante, dove si eleva la struttura del tempio. Ad esso si accede mediante una rampa d’accesso, o per mezzo del crepidoma.
T
Temenos: area consacrata ad una divinità.
Tenia: cornice con scarso aggetto.
Timpano: parte triangolare, sovrastante la facciata; esso ospita sculture in altorilievo o a tutto tondo, narranti episodi mitologici.
Trabeazione: insieme degli elementi strutturali e decorativi sostenuti dalle colonne, è composta da architrave, fregio ed eventuale cornice.
Trìglifi: rettangoli solcati verticalmente da quattro profonde scanalature che li percorrono verticalmente
STRUTTURA069tempio06L’edificio era sempre orientato est-ovest, con l’ingresso aperto verso est ed era costituito principalmente dalle seguenti parti:
Santuario (Temenos): recinto sacro, delimitato da un peribolos e comprendente anche un’area di terreno occupata o da spazi verdi e giardini, o da monumenti vari e edifici connessi col culto della divinità venerata nel santuario. Il luogo poteva ospitare i tesori (thesàuroi), che custodivano i doni votivi, sale per banchetti (hestiatòria) e portici (stoai).
L’ingresso all’area sacra poteva essere protetto da un porticato (propilei) antistante le porte del tempio.
Tempio: nelle tipologie elementari era composto dal Naos (pronao + cella), in quelle più articolate c’era il peristilio.
Il numero delle colonne laterali del peristilio era proporzionato a quello delle colonne in facciata, pari al doppio, al doppio + 1, o al doppio + 2 di esse. I colonnati erano edificati utilizzando il sistema trilitico, cioè una struttura formata da due elementi disposti in verticale (piedritti) e un terzo appoggiato orizzontalmente sopra di essi (architrave)
In base al numero di colonne presenti nella facciata si ha il tempio:

  • Distilo: 2 colonne
  • Tetrastilo: 4 colonne
  • Esastilo: 6 colonne
  • Ottastilo: 8 colonne, ecc.

Raro è il caso di un numero di colonne dispari.
In origine nella cella venivano svolti i riti sacri, in seguito essi furono spostati nella zona esterna dell’altare, davanti all’ingresso.
Altare: dove si svolgevano i riti ed i sacrifici.
TIPOLOGIE PRINCIPALI069tempio07

  • Tholos (o monoptero-periptero), tempietto circolare provvisto di cella.
  • Pseudoperiptero, caratterizzato da una peristasi costituita da semicolonne o lesene addossate ai muri esterni della cella e da una fila aggiuntiva di colonne ma solo sui lati corti. La cella poteva in tal modo essere realizzata con una maggiore ampiezza.
  • Pseudodiptero, come il precedente, ma ha una fila aggiuntiva di colonne su tutti e quattro i lati e da una terza fila solo sul lato anteriore. La peristasi è posta come se vi fossero due file di colonne, ma con omessa quella interna, cioè dell’ampiezza di due intercolumni.
  • Antis, tipologia più semplice di tempio, costituita solo dalla cella, dal pronao e da due colonne frontali. Le pareti dei lati lunghi della cella si prolungano in avanti fino a costituire le cosiddette ante (antae) a delimitare lateralmente il pronao.
  • Doppio antis (opistodomo), il pronao è replicato anche nella parte posteriore della costruzione.
  • Prostilo, il pronao è preceduto da una fila di quattro o più colonne (prostòon); in tal caso può mancare l’intero pronao.
  • Anfiprostilo, sia la fronte che il retro presentano il colonnato.
  • Periptero, un colonnato quadrangolare (ptèron o peristasi) circonda tutti e quattro i lati della cella.
  • Diptero, il porticato quadrangolare (peristasi) presenta, anche sui lati lunghi, una doppia fila di colonne.

ORDINE ARCHITETTONICO
TEMPIO DORICO
Questo ordine è il più antico dei tre e si diffuse a partire dal VI secolo a.C. sviluppandosi prevalentemente nel Peloponneso (Grecia continentale) e nelle colonie della Magna Grecia (Sicilia). All’Ordine Dorico si attribuisce la definizione della struttura e della forma del Tempio Greco.
Principali elementi architettonici:069tempio08

  • fondazione (euthynteria), generalmente in pietra locale, su di essa poggiano i gradini di accesso al tempio (crepidoma)
  • stilobate
  • colonne, verranno trattate nel prossimo articolo
  • trabeazione, costituita da:
    • architrave, costituita da una fila di grandi blocchi lisci posti senza soluzione di continuità sopra le colonne, essi si congiungono al centro della colonna
    • fregio, della stessa altezza e lunghezza dell’architrave, posto al di sopra di quest’ultima e composto da metope, posizionate ad intervalli regolari tra due triglifi. Il fregio deve sempre iniziare con un triglifo
    • tenia, posta tra l’architrave e il fregio, è un listello continuo sul quale sono applicati degli elementi rettangolari, le regulae, sotto alle quali ci sono le guttae o gocce, che sono dei piccoli elementi decorativi pendenti di forma cilindrica o tronco-conica. Regulae e guttae sono posti in corrispondenza dei triglifi.069tempio09
  • frontone, formato da:
    • cornice, a sua volta costituita da:
      • ghèison orizzontale: elemento poggiante sulla trabeazione, decorato sulla superficie inferiore con basse tavolette (mutuli) ornate da più file di guttae
      • ghèison obliqui: due elementi inclinati convergenti
      • sima: parte decorativa di terrecotte dipinte che ricoprivano i ghèison obliqui
    • timpano, di forma triangolare che andrà ad accogliere le decorazioni frontonali
  • copertura, formata da:
    • tegole di laterizio, convesse e piane e solo talvolta in marmo
    • grondaia
    • antefisse, poste sui lati lunghi delle grondaie, assolvevano il doppio compito di scarico delle acque piovane e di evitare che l’acqua filtri sotto il tetto.
    • acroteri: posti alle estremità del tetto e sulla sommità dove iniziano i due spioventi.069tempio09a

Apparato decorativo
Esso consisteva in:

  • intonaco bianco che copriva tutta quanta l’architettura templare
  • dipinti a motivi geometrici con diversi colori di parti della struttura
  • gruppi di statue in marmo o in bronzo sistemate ordinatamente all’interno del frontone, con le sculture più alte poste verso il centro mentre quelle più piccole disposte ai lati, fino a quelle più basse che raggiungevano gli angoli del frontone;
  • terrecotte architettoniche dipinte con vivaci colori, che decoravano i bordi del tetto ed i suoi apici.

Armonia del tempio dorico
L’armonia dell’ordine dorico deriva in larga misura dalle dimensioni dei suoi elementi e dal rapporto esistente fra le diverse parti architettoniche. Vi è una ricerca di proporzionato equilibrio fra verticali e orizzontali, fra pieni e vuoti.
Il tempio dorico viene costruito interamente sul modulo (misura del diametro della colonna a terra o la misura dello spazio esistente fra due colonne sul fronte del tempio).
Le sue caratteristiche erano:

  • Altezza della colonna è 4 o 5 volte il modulo.
  • Trabeazione, così come il frontone, è 1/3 della colonna.
  • Architrave e il fregio sono ciascuno 1/6 dell’altezza della colonna
  • Basamento del tempio con i gradini è 1/2 della trabeazione
  • La lunghezza del tempio è il doppio della larghezza
  • L’interasse delle colonne: l’intercolumnio è maggiore tra le colonne in corrispondenza dell’ingresso alla cella, mentre viene ridotto tra le colonne laterali
  • Le colonne angolari del tempio risultano leggermente ovali affinché la loro vista di lato o di fronte risulti coerente con le altre colonne
  • Un maggiore diametro delle colonne esterne dei prospetti nei templi peripteri, perché avendo come sfondo il cielo, se di pari diametro di quelle centrali, sarebbero apparse più snelle
  • Una leggera inclinazione delle colonne del fronte verso l’interno del tempio, per correggere la percezione dell’occhio umano che tenderebbe a vederle pendere verso l’esterno e come in procinto di cadere addosso
  • Le colonne angolari risultano anch’esse lievemente inclinate verso il centro per evitare effetti di divergenza
  • Un leggero incurvamento convesso, sia dello stilobate che della trabeazione (al centro le altezze del pavimento e della trabeazione sono maggiori che non ai lati) per correggere la tendenza dell’occhio umano a vedere ricurve verso l’alto le linee orizzontali che sostengono masse o volumi
  • Le colonne angolari venivano presumibilmente colorate di nero, per mantenere la sequenza di chiaro-scuro tra le colonne bianche e lo sfondo del naos

Esempi di templi dorici in Italia: Paestum, Agrigento e Selinunte, Segesta (incompiuto), tempio di Atena a Siracusa (trasformato nel Duomo).
TEMPIO IONICO
Comparve intorno alla metà del VI secolo a.C. (quasi contemporaneamente con quello dorico). Oltre alla forma, più leggera e slanciata del tempio dorico, si caratterizza per alcuni elementi innovativi:069tempio10

  • L’architrave è suddivisa orizzontalmente in tre fasce, ciascuna aggettante verso l’esterno rispetto a quella inferiore, e coronata superiormente da modanature
  • il fregio è continuo e scolpito con bassorilievi
  • la cornice è decorata con dentelli

Esempi di templi ionici sono il tempio di Atena Nike sull’Acropoli ad Atene, il tempio di Artemide ad Efeso.069tempio11TEMPIO CORINZIO
Comparve intorno alla fine del V secolo a.C.
La struttura del tempio corinzio non è dissimile da quella dello ionico, se non per il capitello e per la base della colonna.
Esempi di templi corinzi sono il tempio di Zeus Olimpio ad Atene, i templi a Jerash (Gerasa).069tempio12